Siamo nell’800 ed ora nel continente europeo – dall’attuale Portogallo alla Russia europea – possiamo contare perlomeno due imperi, quello romano d’Oriente e l’Impero carolingio, ed alcuni regni; Carlo ne aveva conquistato uno molto importante, il Regno longobardo. Non lo aveva soppresso, era un sovrano con molte corone: era Karolus gratia dei rex Francorum ac Langobardorum ac patricius Romanorum. Ad ogni modo, se l’avesse fatto, il ricordo del regno longobardo di Pavia, non ancora regno longobardo-carolingio, sarebbe stato vivissimo: i ducati longobardi di Spoleto e Benevento erano lì a ricordarlo.
Carlo, poi, era magnum, non ci sono dubbi, ma non era assoluto. Il re e imperatore franco non si occupò mai della Gran Bretagna degli anglo-sassoni e nel Nord della Spagna il Regno di Asturias rimase indipendente. Aggiungiamo che nella Penisola iberica, prima della nascita di Carlo o di suo nonno Carlo Martello, un glorioso regno ebbe tempo per nascere e morire: il Regno dei Visigoti. Il Regno delle Asturie volle farsi erede del Regno visigoto per organizzare la riconquista della Penisola iberica caduta in mano ai mussulmani di Al-Ándalus, del Califfato Omeya. Per facilitare il quadro quegli stessi guerrieri arabi e nord africani di Spagna, in un primo momento non particolarmente spaventati dal piccolo regno cristiano, decisero di rendersi autonomi da Damasco: nel 929 fonderanno il Califfato indipendente di Córdoba.